Pubblicato il 20 Agosto 2009
In occasione della trentesima edizione del “Meeting per l’amicizia tra i popoli”, che si terrà a Rimini dal 23 al 29 agosto, esce “L’uomo al centro. Dall’unità medievale alla perdita dell’io”, un’opera in tre volumi di Franco Silanos.
Quest’opera mi ha particolarmente colpito perché ha riportato a galla e approfondito pensieri e giudizi che hanno accompagnato la mia vita fin dalla giovinezza.
Vale la pena seguire attentamente il percorso proposto dall’Autore, che accompagna il lettore attraverso una sorta di mutazione antropologica accaduta in questi secoli, dalla coscienza dell’uomo medievale, che si concepisce creato da Dio a sua immagine e somiglianza e posto da Dio stesso al centro del creato, alla coscienza dell’uomo moderno che si proclama artefice del proprio destino, ma, slegato dalla sua origine, arriva a smarrire la propria identità e a non riconoscere più il proprio volto, come davanti ad uno specchio infranto.
Siamo figli di secoli che hanno affermato nella separazione da Dio la condizione della libertà dell’uomo e della sua piena realizzazione. Così il desiderio di felicità, di bellezza, di giustizia, di amore, che ciascuno trova dentro di sé, separato dalla sua sorgente, si è indebolito, indirizzato su mille obbiettivi, ciascuno dei quali risulta insufficiente, fino a introdurre il sospetto che esso non abbia un oggetto adeguato cui indirizzarsi.
E’ questa la tragica fine a cui conducono materialismo e nichilismo, come detto da Benedetto XVI: «quando l’uomo elimina Dio dal proprio orizzonte, dichiara Dio “morto”, è veramente più felice? Diventa veramente più libero? […] Il punto d’arrivo, alla fine, è che l’uomo si ritrova più solo e la società più divisa e confusa»: l’uomo insegue mille cose, ma trascura se stesso, diventa indifferente al proprio destino e a quello degli altri uomini.
Prendere coscienza di questo rende avvertiti di una debolezza che ci segna e perciò di un lavoro necessario per non abdicare alla nostra umanità e per ritrovarne la vera natura. Occorre riprendere in mano la vita, cercando la verità di sé, dei rapporti, della storia.
«Per molti, Dio è diventato veramente il grande Sconosciuto. Ma come allora [ai tempi di Paolo] dietro le numerose immagini degli dèi era nascosta e presente la domanda circa il Dio ignoto, così anche l’attuale assenza di Dio è tacitamente assillata dalla domanda che riguarda Lui. Quaerere Deum – cercare Dio e lasciarsi trovare da Lui: questo oggi non è meno necessario che in tempi passati. Una cultura meramente positivista che rimuovesse nel campo soggettivo come non scientifica la domanda circa Dio, sarebbe la capitolazione della ragione, la rinuncia elle sue possibilità più alte e quindi un tracollo dell’umanesimo, le cui conseguenze non potrebbero essere che gravi. Ciò che ha fondato la cultura dell’Europa, la ricerca di Dio e la disponibilità ad ascoltarLo, rimane anche oggi il fondamento di ogni vera cultura» (Benedetto XVI).
Per questo i volumi di Silanos sono di quelli che lasciano il segno. Certamente in me.
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