La testimonianza cristiana nel magistero di Giovanni Paolo II
Elementi per un dibattito teologico e un confronto con la cultura contemporanea a cento anni dalla sua nascita
Prefazione di Javier Prades
Presentazione di Giampietro Dal Toso
Collana: De-SideraChi è il testimone? Perché e per chi bisogna esserlo? Cosa significa essere testimone di Cristo risorto? È ragionevole credere nella presenza di Gesù risorto mediante la vita e la testimonianza della Chiesa? Come rendere questa testimonianza? Verso chi è diretta la testimonianza? Quali sono le motivazioni profonde che spingono in questa direzione?
A cento anni dalla nascita di Giovanni Paolo II, l’Autore riflette sui contenuti della testimonianza al vaglio di un pensiero non solo teoretico, ma filtrati dall’esperienza di papa Wojtyła perché, come lui stesso ricorda, «l’uomo contemporaneo crede più ai testimoni che ai maestri, più all’esperienza che alla dottrina, più alla vita e ai fatti che alle teorie. La testimonianza della vita cristiana è la prima e insostituibile forma della missione: Cristo, di cui noi continuiamo la missione, è il “testimone” per eccellenza (Ap 1,5; 3,14) e il modello della testimonianza cristiana» (Redemptoris missio, 42).
Il testo approfondisce lo stile di testimonianza cristiana scaturito dalla vita e dall’insegnamento di papa Wojtyła. Da questa analisi si possono trarre degli elementi significativi per un dibattito teologico attuale in dialogo con la cultura contemporanea poiché «la categoria della testimonianza esprime il modo cristiano di trasmettere liberamente nella storia la verità della fede» (Prades).
«Analizzando la categoria di testimonianza all’interno del magistero di san Giovanni Paolo II, l’Autore individua come i termini testimonianza-testimone e santità-santo sono considerati sinonimi e interscambiabili. La testimonianza della vita cristiana nella santità è pertanto la prima e insostituibile forma della missione, perché rende visibile il mistero rivelato in Cristo e lascia trasparire l’Amore che ci chiama» (Dal Toso).